Il giornalista, la madre e la bambina uccisa

di Ilaria Sabbatini

Questo post in realtà si potrebbe anche intitolare: “Debolezza sociale e sessualizzazione precoce”. In effetti era stata quella la mia prima scelta ma ho capito che non sarebbe interessato a nessuno. È la polemica su Augias che in questo momento tira e il caso mediatico della morte di una bambina abusata. Ho scritto un post sulla mia bacheca FB riguardo alla recente polemica e ci sono state risposte interessanti, per questo ho deciso di prendere appunti. Qui potete leggere la discussione, il testo del post è questo:

«Ma veramente c’è una polemica perché Augias ha detto che la bambina uccisa era vestita e atteggiata come un’adolescente? Perché mi sembra una polemica superflua. Se volete sapere perché guardate il documentario “Divine“, guardate il modo in cui spesso la moda rappresenta le bambine, guardate i concorsi di bellezza per bambine, guardate un po’ di trasmissioni con bambine che si esibiscono. Il potere modellizzante dei media e la debolezza del sistema sociale».

Quelli che pensano che Augias abbia accusato la bambina giustificando così l’aggressore hanno sbagliato in pieno. Se non altro perché Augias, checché se ne pensi, non è stupido né suicida. Forse moralista, forse indelicato ma niente affatto sprovveduto. E visto che ci siamo è bene chiarire di nuovo un concetto fondamentale: chi considera il modo di proporsi di un minore come una giustificazione per l’abusante, sta solo affermando un illecito e malsano “diritto” degli adulti a prevaricare sui minori.

A me sembra chiaro che invece, a torto o a ragione, Augias ha accusato la madre. Personalmente ritengo che in questo – non in altro – abbia sbagliato a causa del vezzo di indicare un responsabile morale unico, sempre e invariabilmente lo stesso. Augias ha aggiustato il tiro in corsa ma alla fine neanche più di tanto.

“Di questa foto” – osserva – “mi ha fatto impressione il contrasto tra lo sfondo, con quella statuina dorata di Padre Pio, e questa bambina, che aveva 5-6 anni. La guardi bene, guardi come è atteggiata, come è pettinata, come sono i boccoli che cadono. Questa qui è una bambina che ha 5-6 anni e che si atteggia come se ne avesse 16-18“. E aggiunge: “Tutta la mia pietà per questa povera madre, per carità, ma c’è questo stridore che mi fa capire che anche si erano un po’ persi i punti di riferimento“

A chi è riferito quel ““, solo e sempre alla madre o anche a qualcuno altro? Ed è esattamente questo che trovo discutibile. Perché in fondo Augias punta il dito senza tenere conto che non esiste solo una madre, esiste anche un padre, esistono dei parenti, dei nonni, degli amici, dei conoscenti. «Mia figlia è forte perché ha preso da me. Mia figlia l’ha ammazzata la fortezza che c’aveva ché non ha parlato. Perché se mia figlia era debole, oggi stava qua». Queste sono le parole con cui il padre, in perfetta buona fede, spiega la morte della bambina. Quindi sì, sarà politicamente scorretto perché ci si aspetta di sentirsi dire che tutti gli ambienti nascondono abusi ma vivere in un quartiere abbandonato a sé stesso e infestato dalla camorra fa differenza.

Mi pare che ci siano pochi dubbi sul fatto che la violenza e l’uccisione della bambina si siano consumati in un ambiente molto degradato: non ci si possono aspettare comportamenti diversi da quelli registrati, abusanti e omertosi. Il che non vuol dire che in altri ambienti non avvengano cose altrettanto terribili. Il ceto sociale non è una discriminante ma la mancanza di una rete sociale non solo lo è ma è anche la più grave di tutte. Quella bambina non viveva nel vuoto siderale. Dove erano – dove sono – le istituzioni, le scuole, gli assistenti sociali, le strutture di accoglienza, un qualsiasi soggetto che sia in grado di intercettare il disagio in cui vivono questi figli prima che ne ammazzino qualcuno e ne abusino  altri?

Il problema della sessualizzazione precoce esiste. C’è da discutere in che forma, se e come, ma certamente esiste. Augias, lo ravvede anche in questo caso. Si può discutere se Augias abbia agito bene o male ma non è questo il problema. È il dito, non la luna. La vera sfida è spostare l’attenzione dal caso mediatico del momento alla questione nuda e cruda, spogliata dalla polemica passeggera.

Credo che la risposta si trovi in quest’articolo che mi ha segnalato un’amica e che parla delle ‘salicelle’, un posto dove le bambine si vendono per 10 euro e dove l’abuso è comune. Per avere un termine di paragone, l’articolo sulle ‘salicelle’, porta la data del 30 aprile 2016, la bimba di Caivano è stata uccisa il 24 giugno del 2014. Due anni fa.

«Questo è il quartiere delle mamme-bambine “Quando ci servono i soldi, ci mandano sotto la scala a giocare con gli zii“, raccontano con spensieratezza le ragazzine delle ‘salicelle’. Dieci euro ricevute dalle mani sozze degli “amici di mamma”. In quasi tutte le famiglie c’è un minore che è già genitore. A 25 anni molte sono nonne, l’incesto è affare quotidiano e i preti lo ripetono invano: “Finitela di abusare dei vostri figli”. Poi seguono le richieste di trasferimento».

Nell’abuso di minori non c’è una discriminante di ceto, no, ma c’è la discriminante della mancanza di reti sociali, di modelli alternativi, di soluzioni diverse. Ho l’impressione che l’altra metà della risposta si trovi proprio in mezzo a noi, in questa società fragile, segnata dalla mancanza di punti di appiglio per i più deboli e appesantita da una modellizzazione che spinge alla sessualizzazione e alla sessualizzazione precoce. Una modellizzazione che pervade tutti gli ambienti ma nei cui confronti i contesti più deboli – socialmente e culturalmente più deboli – hanno inevitabilmente meno difese.

Aggiungo qualche link, aspettando altri contributi perché questa è una discussione aperta e spero proprio che non finirà oggi, con una fiammata di polemiche senza arrivare neanche vicini al cuore del problema.

Fortuna Loffredo, Augias: “Dalla foto aveva 6 anni ma si atteggiava a sedicenne”

Viaggio alle “Salicelle”, dove lo Stato non c’è e una bambina vale 10 euro

Porta a porta (20:21 intervista alla madre, al padre, al nonno)

Di martedì (intervista ad Augias)

Minchia, che mi tocca difendere Augias

Dalla parte di Corrado Augias

Fortuna Loffredo, Augias e i boccoli da sedicenne

Miti sullo stupro, sessualizzazione delle bambine e Corrado Augias

Caivano, Augias si difende dopo le polemiche sulla sua frase

Corrado Augias: “Mai visto una bimba truccata e conciata come Fortuna, tradita anche dalla madre senza riferimenti culturali”

Caivano, nei disegni di Fortuna il disagio e la rabbia della piccola vittima

Fortuna Loffredo, il sollievo dell’amica “libera” dalla famiglia: “Ho detto finalmente la verità, ora sono felice”

Omicidio Fortuna, parla la mamma: “Non voglio credere che ha subito abusi”

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.