Un discorso sulla violenza

La prima cosa che mi ha detto il mio compagno stamani è stata: lo hanno arrestato. Siamo rimasti in silenzio.

Sinceramente non so bene cosa si può dire in merito. Mi piacerebbe pensare che è possibile evitare queste morti ma la realtà è più complicata di quello che io vorrei e anche del modo in cui vorrei che andasse il mondo.

Tutti stanno trovando una colpa nelle parole del padre dell’omicida. Io penso siano una chiave per capire. Anche per capire perché è così difficile proteggersi.

Un bravo ragazzo lo poteva essere davvero. Un ragazzo incensurato, che non da grossi problemi. Un bravo ragazzo che è diventato un assassino, che ha ucciso una vita giovanissima, una persona che conosceva bene.

Vorrei dirmi che si può prevedere ma io non sono sicura. Non sono sicura di nulla. Sarebbe facile, sarebbe rassicurante se gli assassini fossero riconoscibili. Si salverebbero in tante.

Invece è questa la fregatura, che non te lo aspetti. Perché si pensa sempre che non ti farebbe mai del male. Ed è terribile pensare il contrario perché significa ammettere che non siamo esenti dal male, nessuno di noi.

Io ci credo che l’assassino prima di uccidere “non è mai stato uno violento“. Ed è questo il dramma. “Se ti fa del male dillo almeno a me” le diceva la sorella “ma lei non mi ha mai detto nulla in questo senso e quindi non ho mai pensato che quel ragazzo potesse in qualche modo ferirla”. È vero, è così, dicono la verità.

A me piacerebbe poter pensare che ci sono formule semplici per prevenire queste morti ma la realtà è che non lo so. Barbara mi aveva dato dei buoni consigli sul dottorato prima di finire uccisa dall’ex. E chi se lo aspettava? Lei così brillante, così impegnata, così realizzata. Io non ho risposte.

Educare i figli, ma davvero è questo? Qualcuno insegna forse che è accettabile picchiare una donna o ucciderla? Francamente credo che le famiglie lo facciano già di educare, nella maggioranza dei casi.

Eppure quest’anno sono state uccise 105 donne per lo più per motivi di genere. Lo dice l’Osservatorio dei diritti. Gelosia, possesso, incapacità di accettare la separazione e le scelte altrui, vendette, dimostrazioni di potere, ritorsioni.

Forse bisognerebbe parlare del fatto che la violenza ci abita tutti. Bisognerebbe non sentirci esenti delegando tutto ciò che di noi ci fa paura alla figura del mostro. Bisognerebbe pensare che l’omicida è uno di noi, non un estraneo. Non si nasce senza pulsioni violente: a controllare la violenza si impara.

Forse bisognerebbe cambiare paradigma, cominciare a valutare il fatto che la violenza non è estranea a nessuno e così, una volta ammessa, possiamo finalmente fare un discorso serio su come imparare a controllarla.

Forse.

https://www.centrouominimaltrattanti.org

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.