Due parole sul “brutta, grassa e casalinga” alla candidata sindaco di Milano.
Di Ilaria Sabbatini
Dico subito che non è la mia candidata: non avrei potuto votarla e anche potendo non credo che l’avrei votata. Ma il punto, lo sappiamo tutti, non è questo quindi è inutile raccontarsi storie.
Del “brutta” e del “grassa” ne parliamo dopo. Della “casalinga” e della “disoccupata”, ne parliamo subito: secondo i dati ISTAT le casalinghe in Italia nell’anno passato erano circa 7,5 milioni. Ognuno ne tragga le conseguenze che crede, elettorali e non.
Riguardo il “brutta” e “grassa”, Il Fatto cita un tizio il cui profilo è visibile su Facebook. Vogliamo dare un giudizio estetico? Bene, facciamolo pure ma facciamolo fino in fondo: guardiamo da che pulpito.
Riguardo l’attinenza del “brutta” e “grassa” con l’abilità professionale di una persona, in particolare di una donna, proviamo a vedere l’effetto che fa l’etichetta di brutta accanto alla solita qualifica professionale.
E dopo tutto ciò chiediamo a chi ha commentato e a chi commenterà in questo modo: «Scusi signore ma lei in che campo si è distinto?».
- Scrittrice inglese brutta. Lei in che campo si è distinto?
- Scienziata polacca brutta. Lei in che campo si è distinto?
- Scrittrice francese brutta. Lei in che campo si è distinto?
- Giornalista russa brutta. Lei in che campo si è distinto?
- Pedagogista italiana brutta. Lei in che campo si è distinto?
- Scienziata italiana brutta. Lei in che campo si è distinto?
- Attrice americana brutta. Lei in che campo si è distinto?
- Scrittrice italiana brutta. Lei in che campo si è distinto?
- Architetto italiana brutta. Lei in che campo si è distinto?
L’immagine in evidenza fa parte della campagna contro il sessismo in pubblicità promossa da Art Directors Club Italiano