Retorica dello stupro

retorica dello stuproCercherò di essere chiara e sintetica: la retorica dello stupro ha stufato! Veramente volevo esprimermi diversamente ma confido nel fatto che chi mi legge sappia interpretare il non detto tra le righe. Al di là di una questione di correttezza formale, il politically incorrect è un’operazione che funziona quando è intelligente, sarcastica e brillante. Ma qui di brillante non c’è desolatamente nulla. Solo una schiera di utenti (incidentalmente maschi) che, in mancanza di argomenti, non trovano di meglio da fare che offendere qualcuno (incidentalmente femmina) mediante la miniaccia di stupro e di umiliazioni sessuali. Minaccia naturalmente falsa, non sia mai! Non credo, in effetti, che qualcuno dei campioni che elargiscono promesse di abusi come se piovesse sarebbe capace di passare dalla parola all’azione. Ma il punto non è questo. E comunque, il fatto che i cretini stiano da tutte le parti, come mi son sentita dire a mo’ di giustificazione, non aggiunge né toglie niente alla pesantezza della situazione.

Nel concetto di sessualità come strumento di sopraffazione è insita una tristezza profonda, uno squallore incredibile tanto che viene da chiedersi se costoro si siano mai veramente divertiti a fare sesso con la loro, anche occasionale, compagna. Lasciate perdere se si tratta dei seguaci di Papa Giovanni o di Britney Spears. Non è un caso se non cito nomi, infatti non voglio che la questione venga spostata dal tema centrale: frasi come “ti metto a 90” sono inaccettabili, in qualunque ambito vengano spese, e chiunque ritiene queste affermazioni al pari di sciocchezzuole – sia esso di FI, del PD, di SEL, del M5S o del Partito della Fata Turchina – è pari a chi le formula.

Nello screenshot che ho raccolto dalla rete – e che ho personalmente verificato sulla pagina interessata – l’unica donna intervenuta parla genericamente di botte. Gli uomini, pressoché tutti gli uomini, insistono sull’abuso sessuale. Parlano più o meno apertamente di stupro in quanto atto di sopraffazione o comunque di sesso come umiliazione e violenza. “Metterla a 90”, “metterglielo nel culo”, “spaccargli il culo”, etc. L’unica donna che interviene per contraddire la tendenza generale viene minacciata a sua volta di stupro. Verbalmente, s’intende, ma sempre minacciata.

Su questo argomento mi trovo a discutere con persone di cui ho anche grande stima eppure mi dicono che in fondo quelli che fanno questi discorsi non stuprerebbero sul serio qualcuno. Ma il punto non è quello. Lo so o quanto meno lo spero. Il punto è che simili discorsi creano un brodo di coltura e di incultura. Il M5S fa casino e si becca le bacchettate. Ben gli sta, se i suoi sostenitori sono andati fuori misura. Ma gli altri, quelli ragionevoli, quelli che nonostante tutto hanno una coscienza critica, dove sono? Perché lasciano crescere questo clima? Qui non siamo di fronte a un caso di semplici insulti: “Vaffanculo”, “Ok grazie, vaffanculo anche a lei”. L’uso retorico del tema dello stupro come insulto è pericoloso. Socialmente parlando è rischioso perché non fa più percepire la gravità dell’atto e veicola un messaggio per cui, in fondo, lo stupro è un’offesa come un’altra. E invece no: lo stupro non è come mandare affanculo qualcuno. Si sta alimentando un clima in cui un reato è derubricato a offesa mentre, dall’altro lato, si fanno le manifestazioni contro il femminicidio.  Eppure sono proprio questi atteggimenti che creano le condizioni in cui la violenza di genere attecchisce.

Di tutta la vicenda, infatti, quello che mi lascia più stupefatta è quando le stesse persone che hanno sostenuto le iniziative contro la violenza alle donne mi vengono a dire che sì, insomma, “i cretini stanno da tutte le parti” sottintendendo che se i cretini si limitano ai dicorsi allora non è grave. No invece, queste non sono sciocchezze, non lo sono per nulla. E prima che la polemica cancelli ogni razionalità voglio dire una cosa una volta per tutte. Sono equanime ed ecumenica: considero ugualmente imbecilli tutti coloro che si lanciano in commenti sessisti che esaltano lo stupro e l’umiliazione sessuale. A danno delle donne come degli uomini. E penso che sia ora di finirla di sminuire il peso di questi atteggiamenti. Ripigliatevi tutti, ascoltatevi mentre parlate: state assecondando uno scivolamento semantico pericoloso. Non mi importa da chi vengono le minacce: chi pretende di minimizzarle si renda conto che è parimenti responsabile rispetto a chi le formula.

Ilaria Sabbatini

Ecco il punto di vista di Laura Occhini (Università di Siena) sull’argomento: Lo stupro come atto punitivo. La dominazione sessuale sulla donna come forma di umiliazione e di manifestazione del proprio disprezzo su “InformArezzo.com”

Aggiornamento.

Oggi qualcuno ha tentato di giustificare l’accaduto con queste parole: “La rete è libera e deve rimanere libera ma ognuno si assume le proprie responsabilità. Chi dice che queste sono le minacce dei ‘grillini’, dice una cosa priva di senso”.

Faccio notare alcune cose a coloro che sostengono tale posizione.

Primo. La domanda da cui è partita tutta la bagarre è capziosa. Capzioso significa insidioso, che tende a trarre in inganno, quindi non è in discussione solo la responsabilità degli interventi ma anche la buona fede di chi ha scritto il post iniziale. “Cosa succederebbe se ti trovassi Xxxx Xxxxxx in macchina” fa riferimento a un immaginario preciso e inequivocabile. Per favore non nascondiamoci dietro un dito.

Secondo. Su internet tutto viene ridotto ad un aut-aut: concedere o negare la libertà di espressione. Ma libertà di espressione non significa qualsiasi espressione. Inoltre non vedo perché la presunta libertà di espressione dovrebbe essere invocata dal M5S quando, per loro stessa affermazione, non sono i “grillini” gli autori delle espressioni incriminate. Se, come pare appurato, si tratta di persone esterne al movimento, che il M5S le condanni senza mezzi termini e senza giustificazioni. Perché è sulla loro pagina che queste persone hanno trovato spazio.

Terzo. Faccio notare che la responsabilità dei siti per i commenti che accettano e tollerano non è materia opinabile: “il sistema dei commenti è una libera scelta del gestore che quindi ne sopporta anche gli oneri”. Invito a leggere in merito l’articolo seguente: Responsabilità dei siti per commenti: quel che non ha detto la Corte di Strasburgo di Andrea B. per “dirittodigitale.com”

5 pensieri su “Retorica dello stupro

  1. ancorase

    Fai bene a preoccuparti del “brodo di coltura” che si espande, lo stupro è da sempre l’imposizione archetipica che stabilisce una gerarchia di valori (primitivi) funzionali al mantenimento di un dominio. Evirare è la contromisura possibile… ti senti di pianificarla?

    "Mi piace"

    Rispondi
  2. ruminatiolaica Autore articolo

    A Gentleman’s Guide to Rape Culture

    If you are a man, you are part of rape culture. I know … that sounds rough. You’re not a rapist, necessarily. But you do perpetuate the attitudes and behaviors commonly referred to as rape culture.

    You may be thinking, “Now, hold up, Zaron! You don’t know me, homey! I’ll be damned if I’m gonna let you say I’m some sorta fan of rape. That’s not me, man!”

    I totally know how you feel. That was pretty much exactly my response when someone told me I was a part of rape culture. It sounds horrible. But just imagine moving through the world, always afraid you could be raped. That’s even worse! Rape culture sucks for everyone involved. But don’t get hung up on the terminology. Don’t concentrate on the words that offend you and ignore what they’re pointing to — the words “rape culture” aren’t the problem. The reality they describe is the problem.

    Men are the primary agents and sustainers of rape culture.

    Rape isn’t exclusively committed by men. Women aren’t the only victims — men rape men, women rape men — but what makes rape a men’s problem, our problem, is the fact that men commit 99 percent of reported rapes.

    How are you part of rape culture? Well, I hate to say it, but it’s because you’re a man.

    When I cross a parking lot at night and see a woman ahead of me, I do whatever I feel is appropriate to make her aware of me so that a) I don’t startle her b) she has time to make herself feel safe/comfortable and c) if it’s possible, I can approach in a way that’s clearly friendly, in order to let her know I’m not a threat. I do this because I’m a man.

    Basically, I acknowledge every woman I meet on the street, or in an elevator, or in a stairway, or wherever, in a way that indicates she’s safe. I want her to feel just as comfortable as if I weren’t there. I accept that any woman I encounter in public doesn’t know me, and thus, all she sees is a man — one who is suddenly near her. I have to keep in mind her sense of space and that my presence might make her feel vulnerable. That’s the key factor — vulnerability.

    I don’t know about you, but I don’t spend much of my life feeling vulnerable. I’ve come to learn that women spend most of their social lives with ever-present, unavoidable feelings of vulnerability. Stop and think about that. Imagine always feeling like you could be at risk, like you were living with glass skin.

    As modern men we must seek out danger. We choose adventures and extreme sports in order to feel like we’re in jeopardy. We make games of our vulnerability. That’s how differently men see the world from women. (Obviously, stated with full acknowledgment that there’s a vibrant community of extreme athletes that are women, who regularly risk their safety as well. However, women don’t need to engage in adrenalin sports to feel at-risk.)

    Now, I stand about a finger of tequila under six feet. I work out and would say I’m in decent shape, which means when I’m out alone at night, I rarely ever fear for my safety. Many men know exactly what I mean. Most women have no idea what that feels like — to go wherever you want in the world, at any time of day or night, and feel you won’t have a problem. In fact, many women have the exact opposite experience.

    A woman must consider where she is going, what time of day it is, what time she will arrive at her destination and what time she will leave her destination, what day of the week is it, if she will be left alone at any point … the considerations go on and on because they are far more numerous than you or I can imagine. Honestly, I can’t conceive of having to think that much about what I need to do to protect myself at any given moment in my life. I relish the freedom of getting up and going, day or night, rain or shine, Westside or downtown. As men we can enjoy this particular extreme luxury of movement and freedom of choice. In order to understand rape culture, remember this is a freedom that at least half the population doesn’t enjoy.

    That’s why I go out of my way to use clear body language and act in a way that helps minimize a woman’s fear and any related feelings. I recommend you do the same. It’s seriously, like, the least any man can do in public to make women feel more comfortable in the world we share. Just be considerate of her and her space.

    You may think it’s unfair that we have to counteract and adjust ourselves for the ill behavior of other men. You know what? You’re right. It is unfair. Is that the fault of women? Or is it the fault of the men who act abysmally and make the rest of us look bad? If issues of fairness bother you, get mad at the men who make you and your actions appear questionable.

    Because when it comes to assessing a man, whatever one man is capable of, a woman must presume you are capable of. Unfortunately, that means all men must be judged by our worst example. If you think that sort of stereotyping is bullshit, how do you treat a snake you come across in the wild?

    …You treat it like a snake, right? Well, that’s not stereotyping, that’s acknowledging an animal for what it’s capable of doing and the harm it can inflict. Simple rules of the jungle, man. Since you are a man, women must treat you as such.

    The completely reasonable and understandable fear of men is your responsibility. You didn’t create it. But you also didn’t build the freeways either. Some of the things you inherit from society are cool and some of them are rape culture.

    Since no woman can accurately judge you or your intentions on sight, you are assumed to be like all other men. 73% of the time a woman knows her rapist. Now, if she can’t trust and accurately assess the intentions of men she knows, how can you expect her to ever feel that she can accurately assess you, a complete stranger? Rape prevention is not just about women teaching women how not to get raped — it’s about men not committing rape.

    Rape prevention is about the fact that a man must understand that saying “no” doesn’t mean “yes,” that when a woman is too drunk/drugged to respond that doesn’t mean “yes,” that being in a relationship doesn’t mean “yes.” Rather than focus on how women can avoid rape, or how rape culture makes an innocent man feel suspect, our focus should be: how do we, as men, stop rapes from occurring, and how do we dismantle the structures that dismiss it and change the attitudes that tolerate it?

    Since you are a part of it, you ought to know what rape culture is.

    According to Marshall University’s Women’s Center website:

    Rape Culture is an environment in which rape is prevalent and in which sexual violence against women is normalized and excused in the media and popular culture. Rape culture is perpetuated through the use of misogynistic language, the objectification of women’s bodies, and the glamorization of sexual violence, thereby creating a society that disregards women’s rights and safety.
    When a woman first told me I was part of rape culture, I wanted to disagree for obvious reasons. Like many of you I wanted to say, “Whoa, that ain’t me.” Instead, I listened. Later, I approached a writer I respect. I asked her to write an article with me, wherein she’d explain rape culture to me and to male readers. She stopped returning my emails.

    At first, I was annoyed. Then as it became clear she wasn’t going to respond at all, I actually got mad. Luckily, I’ve learned one shouldn’t immediately respond when they feel flashes of anger. Thunder is impressive but it’s the rain that nourishes life. So I let that storm pass and thought about it. I took a walk. They seem to jangle my best thoughts loose.

    Blocks from my house, in front of a car wash it dawned on me. If rape culture is so important to me I needed to find out for my self what it is. No woman owes me her time just because I want to know about something she inherently understands. No woman should feel she has to explain rape culture to me just because I want to know what it is. No woman owes me shit. I saw how my desire for a woman to satisfy me ran deep. Even my curiosity, a trait that always made me proud, was marred with the same sort of male-centric presumption that fuels rape culture. I expected to be satisfied. That attitude is the problem. I started reading and kept reading until I understood rape culture and my part in it.

    Here’s a bullet-point list of examples of rape culture.

    Blaming the victim (“She asked for it!”)

    Trivializing sexual assault (“Boys will be boys!”)

    Sexually explicit jokes

    Tolerance of sexual harassment

    Inflating false rape report statistics

    Publicly scrutinizing a victim’s dress, mental state, motives, and history

    Gratuitous gendered violence in movies and television

    Defining “manhood” as dominant and sexually aggressive

    Defining “womanhood” as submissive and sexually passive

    Pressure on men to “score”

    Pressure on women to not appear “cold”

    Assuming only promiscuous women get raped

    Assuming that men don’t get raped or that only “weak” men get raped

    Refusing to take rape accusations seriously

    Teaching women to avoid getting raped instead of teaching men not to rape

    You’ll quickly find that rape culture plays a central role in all the social dynamics of our time. It’s at the heart of all our personal interactions. It’s part of all our social, societal and environmental struggles. Rape culture is not just about sex. It is the product of a generalized attitude of male supremacy. Sexual violence is one expression of that attitude. Again, don’t let the terminology spook you. Don’t get hung up on the term “male supremacy.” The term isn’t the problem. The problem is that rape culture hurts everyone involved. Antiquated patriarchal notions of society make it difficult for men to come forward as rape victims just as much as they foster a desire for a man to be seen as powerful and sexually aggressive. Men shouldn’t feel threatened or attacked when women point out rape culture — they’re telling us about our common enemy. We ought to listen.

    Now that you know what it is, what can you do about rape culture?

    · Avoid using language that objectifies or degrades women

    · Speak out if you hear someone else making an offensive joke or trivializing rape

    · If a friend says she has been raped, take her seriously and be supportive

    · Think critically about the media’s messages about women, men, relationships, and violence

    · Be respectful of others’ physical space even in casual situations

    · Always communicate with sexual partners and do not assume consent

    · Define your own manhood or womanhood. Do not let stereotypes shape your actions.

    What else can you do about rape culture when you experience it IRL?

    1. Men can confront men.

    No one is suggesting violence. In fact, that’s what we’re looking to avoid. But sometimes, a man needs to confront another man or a group of men in a situation. When I’m out in public and I see a man hassling a woman, I stop for a moment. I make sure the woman sees me. I want her to know I’m fully aware of what’s happening. I wait for a moment for a clear indication from her of whether she needs help. Sometimes, the couple will continue right on fighting like I’m just a hickory tree. Other times, the woman will make it clear she’d like backup and I approach the situation. I’ve never had to get violent. Usually, my presence alone makes the guy leave if he’s a stranger, or explain himself if they’re familiar. It changes the dynamic. That’s why I always stop when I see a woman getting hassled in public. For any reason. I make sure any woman, in what could become a violent situation, one I may or may not be correctly assessing, feels that she has the opportunity to signal to me if she needs assistance. I’m a big brother to a sister so that response is practically instinctual.

    But, I don’t limit this to women. I’ve also done this for two men who were clearly in a lovers’ spat. Whenever you see a situation spiraling out of control, and especially if someone is crying for help or being attacked, you should confront the situation. You don’t need to “break it up.” But engage, get involved, take down pertinent information, alert authorities, call the police. Do something.

    1. Men can correct men.

    If you hear a guy say some jacked-up slurs in front of you and there’s no one from that particular community around to be offended, you can still say something. This is also true when you hear misogynistic language. Speak up. Tell your friend or co-worker that rape jokes are bullshit and you won’t tolerate them.

    Trust me you won’t lose your “man card.” If you’re older than nineteen and you’re still worried about your man card, you don’t understand what respectable masculinity is about, anyway. It’s not about cultish approval from others — it’s about being “your own man” and doing the right thing. You might be surprised by how many other men will respect you for doing what they wanted to but didn’t. I’ve heard it plenty. I’m not some social justice cop, but I have and will argue with whole roomfuls of men. Later on, some dudes will approach me and say how much they respected what I did. I always tell them it gets easier to speak up every time you do it. I promise you that’s true.

    No one is suggesting you go around policing everybody. I don’t make it my business to make sure everyone live by my yardstick. No one needs you telling them what you think about every little thing they say and whether it meets your criteria for social awareness. But when some dude says some foul shit, and you know it — we all hear those jokes — you can let the dude know his rape joke or his “she’s a whore” analogy didn’t play.

    1. Men can make other men STFU.

    Let’s say, you’re in a group of men, and one of your friends starts hollering at a girl — tell him to knock it the fuck off. You won’t be a punk for speaking up for the woman. As long as you don’t try to score points with her for “defending her,” you won’t be white-knighting it either. You’re just doing the right thing. No one needs some sexist clown hollering at her because the dude popped a mental woody. Cat-calling is one of the worst advertisements for male sexuality there is. Those assholes make us all look like complete tools. You get that, right? We need to cut that shit out.

    Working construction is when I learned to speak up to a group of men. You have to do it. Mostly, you do it because you want to respect yourself. Otherwise, you’re another pathetic man that allows a guy to mistreat a woman in your presence. When a guy cat-calls a woman and you don’t say something, he just treated her like a cheaply degraded sex object for his satisfaction and he turned you into the punk-ass that’s willing to allow him to mistreat a woman in your presence … while you say nothing.

    What would your grandfather think if he saw you in that moment? Would he be proud of you? Are you proud of yourself? Male pride is good for something — use it to be your better self. Don’t be that silent punk that goes along with the crowd to get along with the crowd. Speak up when someone cat-calls a woman in front of you. Tell them to shut the fuck up. As a man, you have power. Use it. Men respect conviction.

    1. It’s our job to have standards for ourselves, and thus, for all men.

    You may think, “Zaron, man, lighten up, brother. Cat-calling is not that big a deal. Aren’t we making a mountain out of a molehill? Some women like it.” You may be right. Maybe some women do like it. That doesn’t matter. I like to speed. My cousin likes to smoke pot in public. Neither of us gets to do what we like. That’s just how it goes sometimes when you’re a member of a society. If you find that woman who likes to be cat-called, go for it, just do it behind closed doors. When you’re in public, respect the physical and mental space of others.

    Don’t limit yourself to being a man. Be a mensch. Be a human being.

    When something like #YesAllWomen occurs in our cultural conversation and women the world over are out there sharing their experiences, their trauma, their stories and their personal views, as men, we don’t need to enter that conversation. In that moment, all we need to do is listen, and reflect, and let their words change our perspective. Our job is to ask ourselves how we can do better.

    This piece first appeared on Medium.

    For more essays like this, check out the Human Parts collection.

    Follow Human Parts on Facebook and Twitter

    Follow Zaron Burnett on Twitter: http://www.twitter.com/Zaron3

    http://www.huffingtonpost.com/zaron-burnett/guide-to-rape-culture_b_5440553.html

    "Mi piace"

    Rispondi
    1. ruminatiolaica Autore articolo

      Cultura dello stupro – guida per il gentiluomo

      Posted on September 3, 2014 by slavina

      quando abbiamo pensato di tradurre questo articolo – impresa portata a termine grazie all’indispensabile e sollecita collaborazione di Giulia Ranzini (caprette.org) e Daniela Finizio (nomerosso.blogspot.com) ancora non l’aveva fatto nessuna, ma tra il dire e il fare c’è stata di mezzo piú di una settimana e cosí non siamo le prime a pubblicarlo (in compenso la traduzione è integrale)

      non è il testo perfetto – e probabilmente non rappresenta quella che è per noi la mascolinitá ideale – ma contiene parecchi stimoli interessanti e spunti di dibattito…
      per questa ragione ha senso cercare di farlo girare il piú possibile e possibilmente farlo diventare argomento di conversazione

      [la cultura dello stupro avvelena anche te – te ne sei accorto?]

      nb: i link sono a siti americani e descrivono quel contesto (che con le dovute distinzioni è molto simile al nostro)

      —————————————————————————

      Se sei un uomo, allora sei parte della cultura dello stupro. Sì lo so…suona male.
      Questo naturalmente non vuol dire che sei uno stupratore. Ma che porti avanti le attitudini e i comportamenti cui comunemente ci si riferisce come cultura dello stupro.

      Magari pensi “E basta, Zaron! Mica mi conosci! Figurati se ti lascio dire che sono una specie di fan dello stupro! Quello non sono sicuramente io.”
      Ecco, so perfettamente come ci si sente. Ed è stata più o meno esattamente la mia risposta quando qualcuno mi ha detto che ero parte della cultura dello stupro. Suona davvero male. Eppure, immagina solo che cosa voglia dire muoversi per il mondo pensando che in qualsiasi momento potresti essere oggetto di violenza. Mi pare un po’ peggio! Insomma la cultura dello stupro è uno schifo per tutti. Ti invito però a non fissarti sulla terminologia. Non concentrarti sulle parole che ti offendono e non ignorare il problema che sta alla loro base – le parole “cultura dello stupro” non sono il problema. La realtà che descrivono è il problema.

      Gli uomini sono i principali agenti e sostenitori della cultura dello stupro.
      Certo, lo stupro non è solo commesso dagli uomini. Le donne non sono le uniche vittime — uomini usano violenza su uomini, donne usano violenza su uomini — ma la ragione per cui lo stupro è un problema degli uomini, IL nostro problema, è che gli uomini commettono il 99% delle violenze denunciate.

      Quindi com’è che TU partecipi alla cultura dello stupro? Beh, odio dovertelo dire, ma è semplicemente perché sei un uomo.

      Quando attraverso un parcheggio di notte e vedo una donna davanti a me, mi pongo il problema di far notare la mia presenza in un modo appropriato, in modo che a) lei non si spaventi b) abbia il tempo di calmarsi e sentirsi a proprio agio e c) se è possibile, io possa avvicinarla nel modo più innocuo possibile, così che possa percepire che non rappresento per lei una minaccia. Faccio questo perché sono un uomo.

      Per farla breve, io cerco di rivolgermi a ogni donna che incontro per la strada, o in un ascensore, o sulla scala mobile, o ovunque, in un modo che la faccia sentire al sicuro. Mi piacerebbe che si sentisse esattamente come se io non esistessi. Ho preso coscienza del fatto che qualsiasi donna io incontri in un luogo pubblico non mi conosce, e quindi tutto ciò che vede è un uomo – un tipo, maschio, che si avvicina a lei d’improvviso. Devo tenere presente il suo senso dello spazio personale, e ricordarmi che la mia presenza potrebbe farla sentire vulnerabile. Questo è un fattore fondamentale – la vulnerabilità.

      Non so te, ma a me non capita proprio spesso di sentirmi vulnerabile. Mentre invece questo è il modo in cui le donne passano la gran parte delle loro vite sociali: con un onnipresente, inevitabile senso di vulnerabilità. Fermati e pensaci un minuto. Immagina di sentirti sempre come se fossi a rischio di qualcosa, immaginati in una vita con la pelle di vetro.

      Come uomini moderni sembra che il rischio dobbiamo cercarcelo. Ci scegliamo avventure e sport estremi che ci mettono artificialmente in pericolo. La nostra vulnerabilità non è altro che un gioco. In questa differenza sta il modo di vedere il mondo di uomini e donne. (Questo ovviamente detto tenendo conto che esiste una attivissima comunità di atlete che fanno sport estremi. Solo che non avrebbero necessariamente bisogno di questi, per sentirsi in pericolo!)

      Ora, io sono alto poco meno di uno e novanta. Mi alleno regolarmente e direi che sono in una forma decente, il che significa che quando sono fuori da solo la sera, difficilmente temo per la mia sicurezza. Molti uomini capiscono esattamente cosa intendo. La gran parte delle donne però non ha idea di cosa questo significhi — andare ovunque nel mondo, in qualsiasi momento del giorno o della notte, e avere la ragionevole certezza di non avere problemi. Nella gran parte dei casi, infatti, le donne sperimentano esattamente l’esperienza opposta.

      cause di stupro
      Una donna deve considerare dove sta andando, che ore sono, a che ora arriverà alla sua destinazione e a che ora se ne andrà, che giorno della settimana è, se in un momento dato si troverà da sola…le considerazioni vanno avanti all’infinito, perchè sono molte di più di quanto tu o io possiamo immaginare. Onestamente, non riesco nemmeno a concepire come si possa pensare tanto a come proteggersi in qualsiasi momento della propria vita. Apprezzo ancora di più la mia libertà di alzarmi e andarmene, giorno o notte, pioggia o sole, fuori città o al centro. Come uomini possiamo godere dell’immenso lusso del libero movimento, della libertà di scelta. Per capire la cultura dello stupro, ricordati che questa è una libertà di cui almeno metà della popolazione non gode.

      Questa è la ragione per cui faccio uno sforzo e uso un linguaggio corporeo intelleggibile, che mi aiuti a minimizzare le paure e tutte le altre sensazioni che una donna può avere incontrandomi. Ti consiglio di fare altrettanto. È davvero il minimo che un uomo possa fare in pubblico per far sì che le donne si sentano più a loro agio nel mondo che condividiamo. È una forma di rispetto nei loro confronti e nei confronti del loro spazio.

      Potresti pensare che sia ingiusto che noi dobbiamo pagare per il comportamento sbagliato di altri uomini. E sai cosa? Hai ragione. È ingiusto. Ma è colpa delle donne? O è colpa degli uomini che agiscono in maniera infame e ci fanno sembrare tutti degli aguzzini? Se quest’ingiustizia ti rode, prenditela con quelli a causa dei quali tu e delle tue intenzioni potete risultare sospetti.

      Perchè quando valuta un uomo che non conosce, indipendentemente da quello che uno sia effettivamente capace di fare, una donna deve supporre che sia in grado di fare ogni cosa. Sfortunatamente questo significa che siamo tutti giudicabili a partire del nostro peggior esempio. Se pensi che questo tipo di stereotipi siano una merda pensa un attimo…come reagiresti a un serpente che ti viene in contro in un prato?

      …come se ti trovassi di fronte a un serpente, vero? Beh, questo non è agire per stereotipi, bensì affrontare un animale per quello che è in grado di fare, e i danni che può provocare. Diciamo, le semplici regole della giungla. Dal momento che sei un uomo, le donne devono trattarti come tale.

      Questa paura degli uomini, che è a un tempo comprensibile e ragionevole, è anche una tua responsabilità. Non l’hai creata tu. Ma non hai nemmeno costruito le autostrade. Ereditiamo tutti un mucchio di cose dalla società: alcune sono una figata, e altre sono la cultura dello stupro.

      Dal momento che nessuna donna può perfettamente valutare te, o le tue intenzioni, a prima vista, presume che tu sia come tutti gli altri uomini. Il 73% delle donne vittime di violenza conosce il proprio stupratore. Ora, se lei non può fidarsi o cogliere del tutto le intenzioni degli uomini che conosce, come puoi pensare che riesca a comprendere te, che sei un perfetto sconosciuto? La prevenzione delle violenze non sta solo nell’insegnare alle donne come non farsi stuprare, sta nell’impedire agli uomini di stuprare.

      La prevenzione delle violenze sta nel fatto che un uomo debba capire che dire “no” non significa “sì”, che quando una donna è troppo sbronza o fatta per rispondere non significa “sì”, che stare in una relazione non significa automaticamente “sì”. Più che concentrarci su come le donne possono evitare le violenze, o come la cultura dello stupro metta sotto processo uomini innocenti, forse dovremmo pensare: da uomini, come possiamo fare in modo che gli stupri non avvengano? Come eliminiamo le strutture mentali che minimizzano le violenze? E le attitudini che le tollerano?

      Siccome ne fai parte, devi conoscere che cosa significa cultura dello stupro.

      Secondo il sito del Women’s Center della Marshall University:

      La cultura dello stupro è un ambiente nel quale lo stupro è un’evenienza comune, e nel quale la violenza sessuale verso le donne è normalizzata e giustificata nei media e nella cultura pop. La cultura dello stupro è portata avanti grazie all’uso di linguaggio misogino, all’oggettificazione dei corpi delle donne e alla glamourizzazione della violenza sessuale, il che crea una società che ignora i diritti e la sicurezza delle donne.

      Quando una donna mi ha detto per la prima volta che ero parte della cultura dello stupro, ero ovviamente in disaccordo. Come molti di voi, volevo dire “Aspetta, quello non sono io”. Invece ho ascoltato. Successivamente, ho contattato una scrittrice che rispetto, e le ho chiesto di scrivere un articolo con me, nel quale spiegasse a me, e ai lettori maschi, cosa intendeva per cultura dello stupro. Lei ha smesso di rispondere alle mie email.

      All’inizio, l’ho trovato irritante. Poi, quando era chiaro che non avrebbe più risposto, mi sono davvero incazzato. Fortunatamente, ho imparato che non si dovrebbe rispondere subito quando si sta fumando di rabbia. I tuoni restano impressi, ma è la pioggia che fa crescere la vita. Quindi ho lasciato passare la tempesta, e ci ho pensato. Ho fatto due passi, cosa che mi porta sempre i pensieri migliori.

      A un paio di isolati da casa mia, davanti a un autolavaggio, ho avuto un’illuminazione. Se la cultura dello stupro è così importante, devo capire da solo di cosa si tratta. Nessuna donna deve investire del tempo a spiegarmi una cosa che per lei è così automatica. Nessuna donna mi deve spiegazioni sulla cultura dello stupro solo perche io ne voglio sapere di più. Nessuna donna mi deve, a dire il vero, un cazzo. Mi sono reso conto di quanto profondo fosse il desiderio che una donna soddisfacesse un mio bisogno. Persino la mia curiosità, un tratto di cui sono sempre stato fiero, era intrisa dello stesso tipo di presunzione maschio-centrica di cui si nutre la cultura dello stupro. Mi aspettavo di essere soddisfatto. Questa attitudine è il problema. Ho iniziato a leggere e proseguito finchè ho capito qualcosa della cultura dello stupro e quale fosse il mio ruolo al suo interno.

      Questo è un elenco di esempi di cultura dello stupro:

      Colpevolizzare la vittima (“Se l’è cercata!”)
      Banalizzare la violenza sessuale (“L’uomo fa l’uomo!”)
      Le battute sessualmente esplicte
      La tolleranza verso le molestie sessuali
      Gonfiare statistiche sulle false denunce di stupro
      Discutere pubblicamente sul modo di vestire della vittima, il suo stato mentale, le sue ragioni e la sua storia
      La violenza di genere gratuita nei film e in televisione
      Definire la mascolinità come dominante e sessualmente intraprendente
      Definire la femminilità come sottomessa e sessualmente passiva
      Fare pressione sui maschi affinché “vadano a segno”
      Fare pressione sulle donne affinché non appaiano fredde
      Presumere che solo le donne promiscue vengano stuprate
      Presumere che gli uomini non vengano stuprati,o che solo gli uomini “deboli” possano esserlo
      Rifiutarsi di prendere sul serio accuse di stupro
      Insegnare alle donne come evitare di venire stuprate, invece di insegnare agli uomini a non stuprare
      Troverete facilmente che la cultura dello stupro gioca un ruolo centrale nelle dinamiche del nostro tempo. È al centro di tutte le nostre interazioni personali. È parte di tutte le nostre battaglie sociali, civili e ambientaliste. La cultura dello stupro non riguarda solo il sesso. È il prodotto dell’abitudine generalizzata alla supremazia maschile. La violenza sessuale è solo una delle manifestazioni di tale attitudine. Di nuovo, non fatevi spaventare dalla terminologia. Non aggrappatevi all’espressione “supremazia maschile”. La terminologia non è un problema. Il problema è che la cultura dello stupro colpisce tutte le persone coinvolte. Una nozione antiquata e patriarcale della società rende difficile per gli uomini di dichiararsi vittime di stupro tanto quanto spinge gli uomini a mostrarsi potenti e sessualmente intraprendenti. Gli uomini non dovrebbero sentirsi minacciati o attaccati quando una donna fa presente che esiste una cultura dello stupro – ci stanno solo parlando di un nemico comune. Dobbiamo ascoltare.

      Ora che sai tutto questo, cosa puoi fare tu contro la cultura dello stupro?

      Evita di usare un linguaggio che oggettivizzi o denigri le donne
      Intervieni se senti qualcuno fare una battuta offensiva o che banalizzi lo stupro
      Se un’amica ti dice di essere stata stuprata, prendila sul serio e supportala
      Pensa criticamente ai messaggi dei media su donne, uomini, relazioni e violenza
      Sii rispettoso dello spazio fisico altrui, anche in situazioni informali
      Comunica sempre con le tue partner sessuali, non presumere il consenso
      Definisci la tua propria mascolinità o femminilità. Non lasciare che siano gli stereotipi a guidare le tue azioni.

      Cos’altro puoi fare contro la cultura dello stupro quando ne fai esperienza nella vita reale?

      1. Gli uomini possono affrontare gli uomini

      Non sto suggerendo la violenza. In effetti è proprio quello che stiamo tentando di evitare. Ma a volte un uomo deve affrontare un altro uomo, o gruppo di uomini, in alcune situazioni. Quando sono fuori e vedo un uomo dar fastidio a una donna, mi fermo per un attimo. Mi assicuro che la donna mi veda. Voglio che sappia che sono pienamente consapevole di cosa sta accadendo. Aspetto un attimo in modo che possa darmi segnale nel caso le serva aiuto. In alcuni casi, la coppia continuerà a litigare come se io fossi un albero. In altri casi la donna mi comunicherà chiaramente che avrebbe bisogno di un supporto e io affronto la situazione. Non ho mai dovuto diventare violento. Di solito, la presenza basta a far andare via il tizio o a lasciare che si spieghi, nel caso si conoscano. Cambia la dinamica. Ecco perché mi fermo sempre in questi casi. Qualsiasi sia la ragione. Mi assicuro che qualunque donna, che si trovi in una situazione potenzialmente violenta, una situazione che potrei non interpretare correttamente, sappia che ha l’opportunità di darmi un segnale se avesse bisogno di aiuto. Sono un fratello maggiore e ho una sorella piccola, questa reazione è praticamente istintiva.
      Ma non mi comporto così solo con le donne. Ho fatto lo stesso per due uomini che stavano chiaramente avendo una discussione tra amanti. Ogni volta che vedete una situazione che potrebbe andare fuori controllo, e soprattutto se una persona sta gridando aiuto o è aggredita, dovete affrontare la situazione. Non dovete intromettervi per farli smettere. Ma interessatevi, siate coinvolti, provate a raccogliere le informazioni salienti, allertate le autorità, chiamate la polizia. Fate qualcosa.

      1. Gli uomini possono correggere altri uomini

      Se sentite un tizio dire qualche sciocchezza denigratoria in vostra presenza, anche se non c’è nessun appartenente a una specifica comunità che possa sentirsi offeso dall’affermazione, potete comunque dire qualcosa. Potete fare lo stesso se qualcuno usa un linguaggio misogino. Prendete parola. Dite al vostro amico o collega che battute di questo tono sono stronzate e che non avete intenzione di tollerarle.
      Fidatevi, non perderete la vostra “patente di uomo”. Se avete più di diciannove anni e siete ancora preoccupati della vostra patente di uomo, non avete comunque capito cosa significa una mascolinità rispettabile. Non riguarda la servile approvazione degli altri – significa piuttosto essere “l’uomo adatto a te stesso” e fare la cosa giusta. Non immaginate quanti uomini vi rispetteranno per aver fatto ciò che loro avrebbero voluto fare, ma non hanno fatto. Io ne ho visti molti. Non sono una specie di sbirro della giustizia sociale, ma ho discusso e discuterei con gruppi di uomini. Più tardi, qualche tipo mi avvicinerà e mi dirà quanto mi rispetta per ciò che ho fatto. Io gli rispondo che prendere parola diventa più facile ogni volta che lo si fa. E vi giuro che è vero.
      Non sto suggerendo di andare in giro facendo lo sbirro con chiunque. Non penso sia affar mio che tutti debbano vivano secondo i miei standard. Nessuno ha bisogno di voi che state lì a dirgli cosa pensate di ogni piccola cosa che dicono e se questa è conforme ai vostri parametri di consapevolezza sociale. Ma se un tizio dice qualche scemenza, e tu sai che lo è – sentiamo tutti quel genere di battute– puoi far sapere al tizio che la sua battuta sullo stupro non ha funzionato.

      1. Uomini possono far chiudere il becco ad altri uomini

      Immaginiamo che siete in un gruppo di uomini, e uno dei vostri amici inizia a fare il galletto con una ragazza – ditegli di andare a fanculo. Non sarete degli stronzi se parlate a favore di una ragazza. Almeno finché non provate a far colpo su di lei difendendola, non sarete il cavaliere in nessun caso. State semplicemente facendo la cosa giusta. Nessuna donna ha bisogno di un pagliaccio sessista che fischi e urli per la strada solo perchè non sa fare di meglio. La molestia di strada è tra le peggiori pubblicità possibili per la sessualità maschile. Quegli stronzi ci fanno sembrare dei fessi assoluti. Lo capite? Dobbiamo dare un taglio a questa merda.
      Un passo importante è stato quando ho imparato a prendere parola di fronte a un gruppo di uomini. Dovete farlo anche voi. Innanzitutto perché volete avere rispetto di voi stessi. Altrimenti non sarete altro che l’ennesimo uomo patetico che permette a un tizio qualsiasi di maltrattare una donna in vostra presenza. Quando un uomo molesta con una donna, e tu non dici niente, lui sta trattando lei come un oggetto sessuale da due soldi che serve solo a soddisfarlo e trasforma te in uno stronzo che è disposto a permettere che questo accada in sua presenza, senza dire nulla.
      Cosa penserebbe tuo nonno se ti vedesse in una situazione così? Sarebbe fiero di te? E tu sei fiero di te? Se l’orgoglio maschile serve a qualcosa, usalo per essere una persona migliore. Non essere lo stronzo silenzioso che segue la massa. Prendete parola se qualcuno molesta una donna in vostra presenza. Ditegli di chiudere il becco. Come uomini avete del potere. Usatelo.

      1. Ci spetta definire standard per noi stessi, e quindi, per tutti gli uomini

      Magari state pensando, “Zaron, amico, sii meno pesante, fratello! Urlare un complimento non è una cosa tanto terribile. Non credi che stiamo facendo una montagna da una tana di talpa? Ad alcune donne piace” Forse avete ragione. Forse ad alcune donne piace. Ma questo non importa. A me piace andare a mille con la macchina. A mio cugino piacerebbe farsi le canne in pubblico. Nessuno dei due può fare ciò che desidera. Sono cose che capitano se vivi in una società. Se trovate una donna a cui piacciono il fischio o la molestia di strada allora accomodatevi, solo fatelo all’interno della vostra dinamica. Quando siete in pubblico rispettate lo spazio fisico e mentale degli altri.

      Non limitarti ad essere un maschio. Sii un essere umano.
      Quando capitano occasioni come #YesAllWomen e donne di tutto il mondo condividono le loro esperienze, i traumi, le storie e i propri punti di vista, non serve che noi uomini entriamo nella conversazione a dire la nostra. In quei momenti, dobbiamo solo ascoltare, e riflettere, e permettere alle loro parole di cambiare la nostra prospettiva. Il nostro compito è chiederci come possiamo fare di meglio.

      http://malapecora.noblogs.org/post/2014/09/03/cultura-dello-stupro-guida-per-il-gentiluomo/

      "Mi piace"

      Rispondi

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.